Notiziario tematico

"Alveari Urbani, Passpartour, Changing Milano, Albert Einstein in Italy, FarmaBip, Agrisolar, Arte da mangiare, Movieday, Twitteratura..". Ai 9 Tavoli Tematici di EXPO e Camera di Commercio di Milano, start-up, piccole imprese e cittadini creativi stanno presentando centinaia di progetti. Sperando nella visibilità internazionale del 2015.

Dalla ricettività turistica al no profit, dall’imprenditoria femminile all’ambiente. Sono 9 i Tavoli Tematici di EXPO e Camera di Commercio, sui quali start-up, imprese e semplici cittadini creativi stanno presentando da mesi centinaia di progetti.

"Alveari Urbani, Passpartour, Changing Milano, Albert Einstein in Italy, FarmaBip, Sail Squame, Orange Fiber, Agrisolar, Arte da mangiare, Movieday eTwitteratura": già dall’originalità di certi nomi si capisce che gli italiani ce la stanno mettendo tutta per mostrare al mondo la loro creatività e che lo spirito imprenditoriale mai è stato vivo come in questi ultimi mesi che separano Milano dall'incontro con i 140 Paesi della Terra, previsto nel periodo maggio-ottobre 2015.

Cosa sono i Tavoli Tematici? Un progetto di consultazione e condivisione di idee creative, che spaziano dalla cultura all’ambiente, magari tenute nel cassetto da tempo, e che prima di EXPO e durante l’Esposizione Universale possano trovare visibilità e, possibilmente, sponsor e finanziatori. 

Da Exeter a Birmingham, dalle comunicazioni di routine alle richieste di informazioni e aiuto, ormai quasi tutte le comunicazioni passano attraverso Twitter. E gli istituti creano team interni di social media editor.

Agli studenti inglesi l’email non piace più. Molti di loro hanno smesso di usarla, preferendo comunicare esclusivamente attraverso i social network. Di conseguenza, le università d’oltremanica hanno dovuto correre ai ripari con una strategia ben conosciuta dai giornali e da un numero crescente di aziende private: assumendo squadre di social media editor.  

La notizia è riportata dal The Times, in un articolo: che prende spunto da quanto accade all’università di Exeter, capoluogo del Devon, nel sud dell’Inghilterra.“Non ha più senso inviare email agli studenti”, ammette il vicerettore Sir Steve Smith. “Ormai entrano in contatto con noi attraverso i social media, soprattutto Twitter. Per questo abbiamo dovuto assumere un team di addetti stampa e laureati esperti di social network, attivo ventiquattro ore su ventiquattro”.  

L’emancipazione economica delle donne è una delle risorse più efficaci per aumentare la produttività di un Paese e migliorarne il clima di stabilità e concordia. Coinvolgere le donne in ruoli di leadership e nei processi decisionali delle imprese contribuisce allo sviluppo della creatività, all’equilibrio gestionale e al raggiungimento etico degli obbiettivi.

F.I.D.A.P.A. BPW Italy è l’associazione che, quale espressione di BPW International, rappresenta una delle più influenti reti internazionali di donne che si sono affermate nella professione, nell’imprenditoria, nella ricerca, nella politica e nelle arti.

In questo contesto, l’evento "B to B Women in Ethic Business" è stato creato al fine di generare vere e proprie relazioni di business tra le socie sotto l’egida delle Istituzioni, all’insegna dell’etica e delle deontologie professionali in un momento particolarmente favorevole quale quello dell’EXPO 2015.

L'espansione oltre confine continua a essere complicata per le aziende italiane. Da una ricerca Regus emerge che 30 imprese su 100 riescono a crescere puntando principalmente sui mercati internazionali. Ma non mancano le difficoltà, tra cui l'assunzione di personale qualificato e la mancanza di partner locali.

L’export è stato il fattore principale che ha permesso all’industria italiana di resistere alla crisi e di intravedere spiragli di ripresa. Eppure, secondo le imprese che portano il made in Italy nel mondo, espandersi sui mercati internazionali è ancora un affare maledettamente complicato. Stando ai dati di un’indagine condotta su 20 mila imprenditori in 95 Paesi daRegus, società fornitrice di soluzioni per uffici, le aziende italiane fanno molta più fatica a crescere all’estero rispetto alla media mondiale.

Dalla ricerca emerge che quasi la metà delle imprese italiane (il 45%) non riesce a crescere. Tra quelle che ce la fanno, un terzo (30%) punta principalmente sull’espansione oltre confine (a fronte di una media globale del 17%). Mentre solo una su dieci riesce ad accrescere i propri ricavi facendo affidamento soprattutto sui mercati interni (contro il 42% degli altri 94 Paesi presi in esame).