Notiziario tematico

Da quando il Progetto “Everyday Sexism” della femminista inglese Laura Bates è stato lanciato nel 2012, ha raccolto 50.000 testimonianze di sessismo quotidiano da donne di 17 Paesi (tra cui l’Italia), di tutte le età, etnie, religioni. Episodi “gravi o meno gravi, a volte terribilmente offensivi, altre volte talmente ‘normalizzati’ che una non ha nemmeno la voglia di protestare”, come ha spiegato la stessa ideatrice, intervistata lo scorso dicembre da La 27esima ora. Dal progetto è nato un libro, che esce proprio oggi in inglese e di cui pubblichiamo un’anticipazione: è suddiviso in 12 capitoli ricchi di storie. Qui sotto potete leggere due brevi stralci – e poi vi incoraggiamo a condividere con noi i vostri racconti.

Capitolo 7: DONNE E LAVORO

Gli studi dimostrano che il luogo comune assurdo dell’inferiorità femminilesi traduce spesso nella teoria altrettanto superficiale dell’inferioritàprofessionale delle donne, secondo cui è normale ritenere che una donna ricopra un ruolo più basso rispetto a un collega maschio. E infatti proprio nel giorno in cui abbiamo lanciato il Progetto “Everyday Sexism” abbiamo ricevuto questa segnalazione:

Io: “Sono un architetto.”
Uomo: “È l’assistente di un architetto?”
Io: “No, faccio l’architetto.”
Uomo: “Ah, caspita… Complimenti.”

Ma uno studio mostra che la presenza femminile aumenta il profitto delle aziende.

Continua ad esistere un doppio standard nei confronti delle donne? Certo. Nonostante tutti i progressi fatti negli ultimi anni, le donne continuano ad essere pagate meno degli uomini, meno scelte per gli incarichi di leadership, e più criticate quando li ottengono, tanto nel settore privato, quanto in quello pubblico. La colpa è della nostra mentalità arretrata, ma nel caso delle donne impegnate in politica è anche dei media, che le trattano come eccezioni da tenere più attentamente sotto controllo. 

Si arriva a queste conclusioni unendo i fili di varie conversazioni avvenute negli ultimi giorni. Lo spunto per il titolo lo ha dato certamente Hillary Clinton, ex segretario di Stato e possibile prossimo candidato alla Casa Bianca, che intervenendo a New York al convegno “Women in the World”, ha denunciato la tendenza al doppio standard: «Esiste, lo abbiamo provato tutte. E’ vivo e vegeto, e in molte circostanze i media sono i principali propagatori della sua persistenza». Parlava da politica, ovviamente, che si è sentita e si sente sottoposta ad un costante scrutinio superiore a quello dei colleghi maschi, in particolare ora che potrebbe avviare la sua corsa per prendere il posto che era stato del marito Bill. Però non si è limitata alla sua esperienza personale, perché ha parlato anche di come le donne siano ancora discriminate su tutti i fronti del lavoro, offrendo come consiglio quello di «non prendere le critiche personalmente», perché quello è proprio l’obiettivo di chi vuole abbatterle. 

Cambiano le edicole milanesi in vista di Expo 2015, con nuove opportunità di crescita per il settore e nuovi servizi da offrire a cittadini e turisti. Il Comune ha varato un progetto sperimentale per trasformarle in punti d’informazione e accoglienza per i visitatori previsti a Milano in occasione dell’Esposizione Universale, affiancando alla normale rivendita dei giornali anche l’offerta di prodotti promozionali della città.

“Con questa iniziativa sperimentale – spiega l’assessore al Commercio Franco D’Alfonso - aiutiamo un settore in crisi: incentiviamo le edicole a trasformarsi in una rete di infopoint in città, grazie alla loro diffusione capillare sul territorio e alla vicinanza strategica ai maggiori punti di interesse artistico, culturale e storico di Milano”.

La Giunta ha approvato oggi le linee di indirizzo della convenzione tra Comune, associazioni di categoria e sindacati: C.I.S.L. Giornalai, FE.NA.G.I. Confesercenti, F.I.E.G. Milano, Si.Na.G.I. aff. SLC-CGIL, SNAG Milano, UILTuCS Giornalai.

La tradizione non è fare le cose come si sono sempre fatte. E' la sorgente di chi sa come fanno bene. La tecnologia offre le opportunità per risposte forti.

La tradizione non è fare le cose come si sono sempre fatte. È la sorgente culturale di chi sa come si fanno le cose bene. Ma che rapporto c’è tra la tradizione e l’innovazione?

È una questione cruciale per l’economia italiana. Alimentare, abbigliamento, arredamento. Automazione. Arte e ambiente. L’Italia delle triple A esporta, attira turisti, affronta da protagonista le sfide dell’economia delle nicchie e del valore aggiunto per piccoli volumi. Trova la strada del mercato internazionale sulla base di una riconosciuta tradizione. Induce gli imprenditori a restare concentrati su ciò che sanno fare bene. Ma non sempre riesce a generare modelli di business disegnati per scalare. Il che rallenta l’afflusso di capitali di rischio e riduce le possibilità di innovare in modo radicale, se non quando è il carattere dell’imprenditore a infondere il coraggio necessario. In questa logica l’idea di tradizione appare alternativa all’innovazione.